10.01.2023 10:30

Atleti Polimi – Veronica Testoni

Intervista alla pattinatrice di figura e studentessa di Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano

La protagonista di questa puntata di “Atleti Polimi” è Veronica Testoni, pattinatrice di figura. È nata a Como, ha 20 anni e studia Ingegneria Biomedica nel nostro ateneo. In questa intervista ci racconta la sua vita e le sue passioni. Nella sua disciplina, i pattinatori sul ghiaccio eseguono esercizi composti da figure, passi, trottole e salti, su una base musicale.

Ciao Veronica! Come è nato il tuo amore per il pattinaggio? 

Mia mamma, mia nonna e mia zia mi hanno infilato i pattini prima ancora di farmi sedere sul passeggino: ho iniziato a pattinare quando avevo tre anni

Nel pattinaggio l’agonismo inizia a otto anni. Sebbene abbia vinto tante gare da bambina, se dovessi dare un’indicazione temporale precisa, penso di aver preso davvero coscienza di quanto mi piacesse nell’estate dei miei dodici anni. Durante l’allenamento estivo osservavo ragazzine della mia stessa età fare cose più difficili di quanto fossi in grado di fare io e mi son detta: “Se riescono a farlo loro, posso farlo anche io”.

Da allora ci ho messo tutta l’anima e il tempo libero che avevo.

A quali pattinatori o sportivi in generale ti ispiri? 

Mi ispiro a tanti, seguo tutti i migliori e mi piace molto osservarli in gara e negli allenamenti che pubblicano sui loro canali social. Sono una buona osservatrice e seleziono quello che mi colpisce delle loro performance.

Fra i miei preferiti: la coppia Anna Cappellini e Luca Lanotte, campioni mondiali di danza nel 2014; Valentina Marchei, cinque volte campionessa italiana assoluta; e poi una lunga lista di pattinatori e pattinatrici russe quali Alena Kostornaia, Evgenia Medvedeva, Daria Usacheva e tanti altri nomi e cognomi di atleti, anche giovanissimi, che finiscono in “eva”!

Le musiche di Cappellini/Lanotte, rivisitate dal mio coreografo Andrea Gilardi, un vero maestro, sono state anche le musiche dei miei programmi lunghi delle ultime stagioni.

Quale delle gare che hai affrontato ti ha emozionata di più? 

Il Sofia Thropy e il Victoria Thropy del 2019, entrambe competizioni che hanno avuto luogo a Sofia, in Bulgaria, ma anche la gara di qualificazione nazionale del 22 febbraio 2020, subito prima della pandemia. Sono sicuramente tra le gare che mi hanno emozionato di più.

A febbraio 2019 sono stata selezionata per partecipare ad un’importante gara di Challenger Series, il Sophia Trophy. Gara importante, emozione tanta. Ma sono riuscita a stare sul pezzo, eseguendo per la prima volta in gara un triplo loop, un elemento che mi preoccupava non poco e che provavo in allenamento da tempo. Mi sono classificata settima! 

Due mesi dopo ero ancora a Sophia, al Victoria Trophy. Mi stavo riprendendo da un campionato italiano dove, entrata fra le favorite, non ero riuscita a mostrare quanto ero capace. Quindi cercavo riscatto. Ho pattinato un secondo segmento di gara perfetto e sono riuscita a classificarmi quarta a soli 13 centesimi dalla terza posizione, che equivalgono a meno di un millesimo di secondo se dovessimo parlare in termini di atletica.

Infine, una recente: lo scorso 20 febbraio, alla seconda di campionato, ho eseguito i programmi corto e libero più belli, divertenti, emozionanti della mia carriera. Punteggio da personal best, ben quattro elementi tecnici di alto livello premiati dai giudici con ottimi giudizi: tre doppi axel e un triplo salchow perfettamente ruotati.

Quale pensi sia stato il tuo successo sportivo più grande? 

Il mio successo più grande non è rappresentato da un punteggio di gara, bensì dall’essere riuscita a pattinare con costanza ed ottenere risultati sia sportivi che scolastici durante tutti gli anni del liceo, conseguendo la maturità con un ottimo punteggio.

Con la mia famiglia non ci siamo mai sentiti di mettere in discussione gli studi, come fanno tanti atleti nel mio sport che lasciano dopo aver conseguito l’obbligo a sedici anni. Aver continuato anche in questo primo anno di università ad allenarmi quotidianamente con costanza mi rende davvero orgogliosa del mio percorso.

In mezzo, una pandemia che mi ha tenuta lontano dal pattinaggio per mesi e dalla quale il pattinaggio mi ha salvato nei momenti in cui tutti erano chiusi in casa. Quando gli atleti di interesse nazionale si potevano allenare, per me era una boccata di speranza.

Che cosa rappresenta per te lo sport? Pensi che ti abbia insegnato qualcosa anche in altri ambiti della vita?

Veronica esiste se e solo se esiste il pattinaggio, per dirla in termini comprensibili agli ingegneri!

A parte gli scherzi, il pattinaggio mi ha insegnato a non mollare mai e a credere sempre in me stessa. E ad aspettare: se ti alleni con costanza, sopporti la frustrazione degli insuccessi, non ti fai distogliere dalle opinioni degli altri, tutto matura a tempo debito, magari con tempi diversi dagli altri, ma arriva! Non importa se una gara non va, se non passi un esame al primo appello: se sai di esserti allenata sempre e bene, se sai di aver sempre frequentato, aver studiato e ti sei “sfondata” di esercizi, stai sicura che otterrai buoni risultati in gara e sarai promosso agli esami.

Nel mondo dello sport ho inoltre amicizie solide, belle e durature: è lo sport a rendere me stessa quella che sono. 

Perché hai scelto di studiare Ingegneria Biomedica? Perché proprio al Politecnico di Milano?

Sono più incline alle materie scientifiche, ma non volevo del tutto staccarmi dalla parte più “umana” della scienza. Inoltre, la biomedica è quel ramo dell’ingegneria al servizio anche degli sportivi.

La scelta del Politecnico di Milano non è stata mai messa neppure in discussione, perché è fra le migliori in Italia e anche nel mondo. Io sono fortunata perché ci vivo abbastanza vicino. La decisione definitiva l’ho presa anche con l’aiuto di amiche che già frequentavano e che la conoscevano; inoltre avevo studiato per passare il test già dalla quarta liceo.

Come riesci a conciliare sport e studio? 

A piccoli passi, giorno per giorno, cerco di organizzarmi al meglio: di mattina seguo le lezioni e nella pausa pranzo-primo pomeriggio dedico un paio di ore quotidiane all’allenamento. Nel pomeriggio e alla sera ancora lezioni o studio. Ad essere sincera, le registrazioni e le lezioni on line mi sono utilissime, soprattutto in quei giorni in cui capita che finisco tardi di allenarmi e non riesco ad arrivare in università in tempo, in modo da non perdermi nessuna lezione.

Durante il semestre cerco sempre di tenermi in pari con le lezioni e sfrutto i pochi momenti liberi la sera per rileggere gli appunti e sistemarli, in modo da arrivare, nei periodi dei parziali e degli esami con la maggior parte del lavoro fatto. 

In che modo il programma Dual Career ti aiuta in questo? 

Il programma Dual Career mi ha fin da subito fatta sentir parte di un gruppo, supportata, non facendomi sentire sola. Soprattutto nel secondo semestre accademico mi è stato molto utile perché ho dovuto allenarmi per la finale di campionato: sono riuscita a non perdere nemmeno una lezione, grazie al tutor personalizzato e alla disponibilità delle lezioni on line.

Sei soddisfatta di aver scelto il Politecnico di Milano? Che consiglio daresti ad un atleta che non sa se iscriversi o meno all’università?

Buttati ed iscriviti. Lo sport è importante tanto quanto un percorso universitario. Sarà più difficile, certo, ma ne vale sempre la pena. Soprattutto dopo gli anni difficili del Covid, duranti i quali ci siamo dovuti privare di stagioni competitive, è il momento di mettersi in gioco al 100% e di recuperare gli anni che sono un po’ scappati. 

Riesci a trovare tempo anche per la tua vita privata? Quali sono le tue passioni oltre allo sport e allo studio?

Fin da piccola sono stata un’appassionata lettrice: tra un weekend e l’altro, tra una trasferta e l’altra, riesco ancora a portare avanti questa mia passione.

Mi piacciono le serie tv anime che, ahimè, non riesco a seguire durante il periodo invernale, e quindi recupero in estate.

Durante quel paio di mesi in cui la quarantena ci ha chiusi fuori dal palaghiaccio, ho scoperto che mi dava piacere andare a correre, ma ho dovuto accantonare questa attività per mancanza di tempo, una volta tornata alla vita “normale”. Mi sarebbe piaciuto partecipare alla PolimiRun, ma devo essere in forma, non mi piace arrivare fra gli ultimi!

Ormai da anni gestisco una pagina Instagram dove posto i miei video degli allenamenti, e quando ho un secondo di tempo libero edito e sistemo i video e le foto. La mia pagina ha uno scopo: quello di trasmettere il messaggio che nessuno è troppo “vecchio” per pattinare, e che il pattinaggio, nonostante non sembri, è uno sport per tutti. 

Cosa ti piace di Milano? 

I mezzi pubblici. Con la mia famiglia abito in un paese appena fuori Como, ma collegato scarsamente con la città. Quindi per me, ragazzina che ha iniziato a 15 anni ad allenarsi da sola a Milano quotidianamente, i mezzi sono un sogno di indipendenza. Adoro la facilità di spostarsi da una parte all’altra della città senza dover pianificare tutto in anticipo. Mi piace molto poter trovare tutti i negozi in un unico punto, la città piena di eventi culturali e di vita.

Quali sono i tuoi obiettivi e sogni, sportivi e non, per il futuro? 

Concludere presto e bene e senza troppa fatica (!) la triennale, scegliere una magistrale nell’area dell’ingegneria clinica. Ma ho ancora tempo per decidere!

E poi portare a termine il corso per diventare allenatrice e, in futuro, giudice di gara (o specialist), perché non voglio staccarmi dal mio pattinaggio, anche se dovessi smettere con l’agonismo. Ho un piccolo sogno nel cassetto, quello di rivoluzionare l’organizzazione del pattinaggio italiano, che al momento trovo obsoleta e legata a vecchi schemi.

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