Atleti Polimi - Simone Barlaam

Intervista al campione di nuoto paralimpico, studente di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano

Simone Barlaam è studente di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano e campione di nuoto paralimpico; nei prossimi giorni parteciperà alle Paralimpiadi di Tokyo (24 agosto-5 settembre).

Nato con un femore corto congenito, fratturato al momento del parto, nel corso degli anni ha subito dodici interventi chirurgici. Circostanze che non gli hanno impedito di entrare in contatto con l'acqua fin dai primi mesi di vita, dove ha imparato presto a nuotare.

A soli 21 anni, ha già conquistato sette volte il titolo di campione del mondo, otto volte quello di campione europeo, e detiene diversi record mondiali: 50 e 100 stile libero, 50 e 100 dorso e 50 delfino classe S9. Due volte Collare d’Oro al merito sportivo, nel 2019 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano, il Gazzetta Sports Awards come miglior atleta paralimpico italiano ed è stato inserito da Gianni Mura tra i 100 nomi dell’anno da ricordare.

Come fa a conciliare la carriera sportiva e quella universitaria? Gli abbiamo fatto alcune domande per capirlo e per conoscerlo meglio.

Ciao Simone! Come è nata la tua passione per il nuoto?

La sensazione dello stare in acqua mi è sempre piaciuta, in modo abbastanza innato. Per colpa della mia condizione fisica, specialmente da piccolo l’acqua era l’unico luogo dove potessi fare dell’attività senza rischiare di spezzare quel femore che all’epoca era fragile come il cristallo. Cosa che, purtroppo, sulla terra ferma è successa qualche volta. Il passo poi è stato breve: dalla scuola nuoto all’agonistica; poi dal 2015 sono entrato nel mondo dello sport paralimpico, ed oggi siamo qui!

Un percorso costellato di successi sportivi, conquistati in così poco tempo. Quale pensi sia stato quello più grande?

Deve ancora arrivare! [ride] Scherzi a parte, anche se non è propriamente sportivo, il mio più grande successo è vedere dei piccoli bimbi e bimbe con disabilità che tramite quello che faccio cominciano ad accettarsi per quello che sono. È qualcosa di molto gratificante.

Tra tutte le gare che hai affrontato, quale ti ha emozionato di più?

Sicuramente una delle gare che ricordo di più è stata quella del mio primo oro mondiale ai Campionati del Mondo di Città del Messico nel 2017, che dedicai al mio nonno paterno Gigi, il quale purtroppo venne a mancare pochi giorni prima dell’inizio della competizione.

Che cosa rappresenta per te lo sport? Pensi che ti abbia insegnato qualcosa anche in altri ambiti della vita?

Lo sport per me rappresenta una passione che si è pian piano evoluta in una semi-professione, se così si può dire. Mi ha insegnato molto e ha forgiato il mio carattere durante la mia crescita. Lo sport ha rafforzato dei valori che già avevo appreso dalla mia famiglia come la resilienza, la comprensione, la pazienza, il rispetto del prossimo e così via.

Perché hai scelto di studiare Ingegneria? Perché proprio al Politecnico di Milano?

L’Ingegneria è la scuola che raggruppa al meglio i miei interessi. Ho scelto il Politecnico perché avere un’eccellenza mondiale di questo calibro dietro l’angolo e non "sfruttarla" sarebbe pura follia.

Quindi puoi ritenerti soddisfatto di aver scelto il Politecnico?

Moltissimo! 

Sport e studio sono molto impegnativi. Come riesci a conciliare questi due mondi?

Con tanta dedizione, molti sacrifici e cercando di sfruttare al meglio ogni minuto.

Per assurdo, in quest’ultimo anno accademico la controversa DAD mi ha aiutato molto. Infatti, ogni volta che una lezione coincideva con un mio allenamento potevo semplicemente recuperarla poco dopo guardando la registrazione.

Anche il programma Dual Career ti ha aiutato?

Certamente. Mi ha aiutato permettendomi di organizzare al meglio il mio piano di studi e di spostare gli esami che capitavano in concomitanza di competizioni internazionali. Inoltre, nonostante non sia il mio caso, se il mio corso avesse avuto la frequenza obbligatoria, tramite il programma Dual Career sarebbe stata revocata, permettendomi di non sacrificare gli allenamenti e procedere con questi parallelamente.

Quale consiglio daresti a un atleta che non sa se iscriversi o meno all’università?

Direi sicuramente di iscriversi senza troppe pressioni.

La formazione e l’opportunità di studiare sono dei privilegi che abbiamo dei quali non ci rendiamo neanche conto. Inoltre, la carriera da atleta finisce relativamente presto; per questo ritengo importantissima la possibilità di avere una vita parallela e alternativa a quella sportiva.

Ripeto: senza troppe pressioni. Perché la vita universitaria può essere già di suo molto stressante: se a questa aggiungiamo la vita di un’atleta professionista, il rischio di andare in sovraccarico è altissimo. Impiegare qualche anno di più non è una tragedia. L’importante è imparare, crescere e godersi l’esperienza traendone insegnamento

Quali sono le tue passioni oltre allo sport e allo studio? E soprattutto, riesci a trovare tempo anche per la tua vita privata?

In questo periodo, purtroppo, non molto. Ma normalmente – Covid permettendo – vedermi con la mia famiglia o con i miei amici è una delle cose che più preferisco nella vita.

Oltre allo sport, adoro disegnare e l’arte in generale. Amo sperimentare nuove tecniche con materiali innovativi. Mi piace anche molto leggere e montare video al pc.

Politecnico vuol dire anche Milano. Cosa ti piace di questa città?

Soffermarsi a parlare del centro storico e dei suoi monumenti sarebbe scontato. Mi piace molto il senso di comunità che si percepisce, e il fatto che sia una città viva e ricca di cose da fare, di luoghi, di stimoli.

Quali sono i tuoi obiettivi e sogni, sportivi o meno, per il futuro?

Laurearmi è senza dubbio uno dei miei obiettivi principali. Quelli sportivi, invece [sorride] per scaramanzia preferisco tenerli per me.

Per conoscere il programma Dual Career, che aiuta i nostri studenti che praticano sport ad altissimi livelli a portare avanti con serenità e profitto sia l'attività sportiva, sia quella didattica, visita il sito Polimi Sport.

Foto in piscina di Gabriele Seghizzi