10.09.2018  10:00

Uno degli aeroporti più belli del mondo, firmato da due Alumni

Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, compagni di banco al Poli, sono i fondatori di One Works, primo studio di architettura in Italia per fatturato. Hanno firmato il progetto di uno degli aeroporti più belli e tecnologici al mondo, secondo il Corriere della Sera

Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, entrambi Architetti Polimi laureati nel 1986, sono alla testa del più grande studio di architettura italiano per fatturato e hanno firmato il progetto di uno degli aeroporti più belli del mondo: quello di Venezia, il cui ampliamento sarà completo nel 2027.

 

UN PROGETTO A LUNGO TERMINE

Non solo per i lunghi tempi di realizzazione, ma per il suo ciclo di vita, un'opera di questo tipo si progetta pensando ai flussi di viaggiatori come potranno essere tra 5, 20 o 50 anni. “Progettare così a lungo termine richiede molta flessibilità”, spiega De Carli. “I lavori sono partiti a fine 2014 e prevedono tre fasi graduali di ampliamento. Abbiamo improntato il disegno avendo chiara in mente una configurazione architettonica forte, ma che allo stesso tempo potesse includere al suo interno la flessibilità necessaria ad accogliere anche esigenze future.” Il progetto flessibile prevede, infatti, alcuni elementi strutturali permanenti e la possibilità di adattare e riadattare il layout interno dell’aeroporto in accordo con la crescita del flusso di viaggiatori, che dal Marco Polo di Venezia partono o arrivano da tutto il mondo.

UN BIGLIETTO DA VISITA PER VENEZIA

“È un progetto complesso sia perché ha a che fare con criticità tipiche degli aeroporti, come funzionalità, livelli di servizio e corrispondenza fra domanda e offerta di infrastrutture e volumi di traffico, sia per le tipicità del territorio in cui è inserito, la laguna di Venezia: un contesto paesaggistico e ambientale di grandissima fragilità e con poca disponibilità di suolo. Abbiamo contenuto i consumi e lavorato per valorizzare le specificità dell’architettura veneziana, con l'obiettivo di creare un edificio funzionale e in armonia con il territorio e la storia a cui appartiene. Riteniamo di essere riusciti a mantenere la qualità architettonica dell’aerostazione inaugurata nel 2002, reinterpretando i caratteri identitari con materiali e tecnologie più adeguati ai nostri tempi e a quelli che verranno” commentano i due architetti. “Non ci siamo ispirati al tema del volo come accade di solito nella progettazione degli aeroporti, i cui spazi di solito richiamano le forme aerodinamiche degli aerei. È un edificio di mattoni, classico, in un certo senso, ma luminoso, con una galleria di accesso dalla copertura trasparente che permette di vedere il cielo e offre una qualità luminosa non comune in edifici di questo tipo”. Il Marco Polo rappresenta il biglietto da visita di Venezia, e chi atterra potrà individuarne alcuni elementi architettonici peculiari che ritroverà poi visitando la città.

DAI BANCHI DEL POLI AL RESTO DEL MONDO

I due architetti si sono conosciuti al Poli nel 1983: “eravamo compagni di banco al corso di composizione architettonica del Prof. Pierluigi Nicolin, e a un certo punto mi sono reso conto che il progetto di Giulio era più interessante del mio e mi sono messo a lavorare con lui”, commenta Leonardo. “Per fortuna, perché da solo non avrei saputo da che parte cominciare a realizzarlo!” risponde Giulio. Mettere insieme le risorse è una delle lezioni che si portano dietro dal Poli. “Anche dopo la laurea abbiamo mantenuto un’idea di lavoro non individualista e, con la fondazione di One Works, abbiamo voluto creare uno studio di architettura aperto, in cui tutte le persone che collaborano si potessero riconoscere. Il valore e il talento dei singoli si somma e si moltiplica nella capacità più generale della struttura di preservare queste qualità. Alla base c’è un sogno e un desiderio, non è una strategia industriale. L’affinità nella visione e la condivisione di questo sogno sono stati fondamentali per superare le difficoltà. Quando, nel 2010, abbiamo affrontato il passaggio di scala con l’apertura ai mercati internazionali è stato un momento di crisi. Ci siamo messi intorno a un tavolo non con l’obiettivo di far tornare i conti quell’anno, ma per aprire una nuova prospettiva e quindi tornare al desiderio iniziale”.

I passi successivi hanno portato sempre più esposizione internazionale, con il Poli come biglietto da visita. “Quando sei uno studente non lo percepisci, ma laurearsi al Politecnico è una referenza eccezionale da presentare a clienti in tutto il mondo. È stata una scoperta anche per noi, rappresenta una garanzia riconosciuta a livello internazionale, e per noi è stato un vantaggio competitivo, come se la prima selezione l’avessimo già superata.”

consiglio ai giovani

Abbiamo notato un grande cambiamento nei neolaureati, che sono sempre più cosmopoliti, quindi probabilmente già lo sanno. È fondamentale scoprire cosa succede fuori dalla nostra zona di comfort, allargando lo sguardo al mondo intero come se fosse un campo di gioco. Non basta guardare attraverso l’occhio della rete, bisogna sporcarsi le mani: andare fisicamente a vivere e conoscere mondi distanti e aprirsi alla contaminazione culturale. In questo modo, impariamo ad affrontare nuove sfide anche a casa nostra. L’Italia ha tante risorse e per svilupparle ha bisogno di ricevere nuovi stimoli tanto quanto è in grado di darne al resto del mondo

 

Carta d'identità

  • Leonardo Cavalli e Giulio De Carli
  • Alumni Polimi Architettura 1986
  • Fondatori One Works

Image Credit: Alessandra Chemollo