1.06.2018  12:00

Da zero a 300 in 4 anni: l’esperienza di manager dell’Alumnus Giuseppe Di Franco

Ingegnere Gestionale 1992, nel 2014 entra in Atos Italia per portarla da 0 a 300 milioni di fatturato in 4 anni, con importanti ricadute sul mercato ICT in Italia: “il sistema-Paese è pronto per la trasformazione digitale, ora servono le persone”

 “Il successo non è mio ma di un gruppo di persone. Sono le persone che fanno la differenza.” Così Giuseppe Di Franco, Alumnus del Politecnico di Milano, da quattro anni alla guida di Atos Italia in qualità di amministratore delegato. 

“Nel 2014 il gruppo Atos stava uscendo dal mercato italiano. Un cambio di management e di strategia ci ha dato la possibilità di scommetterci ancora: abbiamo ricominciato da capo e in 4 anni abbiamo portato l’azienda a realizzare un fatturato di 300 milioni all’anno, investendo anche nell’organico che oggi ammonta a 1600 dipendenti. Ho avuto l’opportunità di guidare questa trasformazione”. Un’esperienza manageriale di successo che nel 2018 ha portato Di Franco al tavolo dell’Executive Committee del gruppo, primo player europeo nel mercato delle trasformazioni digitali, e alla guida di una grande regione europea comprendente anche Austria, Svizzera e Europa dell’est, con l’obiettivo di 1 miliardo di fatturato e 8000 persone per raggiungerlo.

La capacità di crescita di un sistema-Paese dipende dalla capacità di professionisti in grado di affrontare la trasformazione digitale

Questo successo ha avuto ripercussioni positive anche sul contesto italiano legato al mondo ICT, un mercato che in Italia ha grandi potenzialità. “In Italia abbiamo luci e ombre, ma restiamo un’economia grande e importante, lo dimostrano i grandi gruppi tecnologici che investono nelle filiali italiane e le aziende di matrice italiana che riportano successi in tutto il mondo. Per quanto riguarda le trasformazioni digitali, il nostro settore privato ha una posizione analoga a quella degli altri Paesi europei e ha oggi il compito di trainare il pubblico laddove è rimasto indietro. Al netto dei vincoli e delle condizioni al contorno che tutti conosciamo, quello che manca e che farebbe realmente decollare il sistema sono le persone: non esistono, ad oggi, abbastanza professionisti in grado di gestire adeguatamente le trasformazioni digitali. Non solo in Italia, è un tema che accomuna tutta l’Europa. La capacità di crescita di un sistema-Paese dipende dalla capacità di professionisti in grado di affrontare la trasformazione digitale. In questo senso, università importanti come il Politecnico hanno un ruolo determinante per la spinta che i nuovi laureati, con le loro competenze, possono dare allo sviluppo industriale”.

Queste competenze comprendono ma non si esauriscono nella conoscenza teorica dei meccanismi che regolano la tecnologia: “La prossima frontiera del digital, quello che potrebbe cambiare le regole del gioco nei prossimi anni, è lo sviluppo e la diffusione dei quantum computer, ma le persone restano sempre la risorsa più importante e il vero motore di sviluppo”.

“Un giovane che muove i primi passi nel mondo del lavoro dovrebbe distinguere tra obiettivi a breve e medio termine. Un primo elemento di crescita importante è la capacità di lavorare per obiettivi, qualsiasi sia il comparto industriale in cui opera. Più si guarda verso il medio e lungo termine, più gli investimenti sulle soft skills sono importanti. Bisogna imparare a pensare globalmente e a gestire la multiculturalità, oltre che a orientarsi nella complessità delle relazioni professionali all’interno dei grandi gruppi, che prendono sempre più spazio rispetto alle realtà spesso informali e famigliari delle piccole e medie imprese. 

Soprattutto, non bisogna scoraggiarsi. Capita a pochi, forse a nessuno, di avere un percorso professionale esclusivamente in crescita; più spesso si affrontano lunghe valli e pericolose cadute, che possono pesare anche sull’orgoglio. È qui che deve emergere la determinazione. Le difficoltà sono una grande scuola: da questa prospettiva, una sfida come quella che ho accolto entrando in Atos Italia è un’occasione di arricchimento personale e professionale”.

consiglio ai giovani

Non bisogna scoraggiarsi. Capita a pochi, forse a nessuno, di avere un percorso professionale esclusivamente in crescita

Carta d'identità

  • Giuseppe Di Franco
  • Alumnus ingegneria Gestionale 1992
  • Group Executive Vice President - CEO GBU Central Eastern Europe & Italy, Atos Group